Paesaggio letterario

Il Parco letterario Ippolito Nievo è stato ideato dallo scrittore Stanislao Nievo, in collaborazione con il Circolo Culturale Gino Bozza, il Comune di Cordovado e la Fondazione Ippolito Nievo. Ippolito Nievo nasce a Padova il 30 Novembre 1831, primo di quattro fratelli. La madre, Adele Marin, è figlia di Ippolita Colloredo; da qui il nome Ippolito e del castello dove verranno scritte, nel 1857-1858, ”Le Confessioni di un italiano”. La prima edizione verrà pubblicata sei anni dopo la sua scomparsa, avvenuta in mare nel 1861.

Cos’è un Parco Letterario?
È un luogo che ha ispirato un grande scrittore e poeta, in un secolo più o meno lontano e che conserva nei suoi tratti l’aspetto d’allora, per fortunata occasione o precisa cura.Queste aree sono i luoghi dell’ispirazione più famosa, che – tentano accanto alla conservazione di una particolare visione letteraria – di salvare armoniosamente ogni elemento di natura, di costruzione artistica, o di memoria storica del luogo. Tale cura si estende alle opere e ai ricordi delle genti locali, meno note (o del tutto sconosciute) ma che hanno lasciato traccia del loro passaggio. (Stanislao Nievo)

Luoghi e personaggi del Parco letterario

Casa Provedoni e Vecchio Duomo (I Provedoni e lo Spaccafumo)
…Lo Spaccafumo era un fornaio di Cordovado, pittoresca terricciola tra Teglio e Venchieredo, il quale, messosi in guerra aperta colle autorità circonvicine, dal prodigioso correre che faceva quando lo inseguivano, avea conquistato la gloria d’un tal soprannome…
…Alle volte, dopo settimane e settimane che non s’era udito parlare di lui, egli compariva tranquillo tranquillissimo alla messa parrocchiale di Cordovado…
…Dopo messa egli crocchiava con gli altri compari sul piazzale, ed all’ora di pranzo andava di filato colla sua faccia tosta nella casa dei Provedoni che era l’ultima del paese verso Teglio.
(Le Confessioni di un italiano, cap. IV)

(Carlino e Aquilina)…la dimora di Venezia ci diventava ogni giorno più odiosa e insopportabile , sicché di comune accordo ci trapiantammo in Friuli, nel paesello di Cordovado, in quella vecchia casa Provedoni, piena per noi di tante memorie…
(Le Confessioni di un italiano, cap. XXII)

La Fontana di Venchieredo (Leopardo e Doretta)
Tra Cordovado e Venchieredo, a un miglio dei due paesi, v’è una grande e limpida fontana, che ha anche voce di contenere nelle sue acque molte qualità refrigeranti e salutari.

Ma la ninfa della fontana non credette darsi unicamente alla virtù dell’acqua per adescare i devoti, e si è ricinta d’un così bell’orizzonte di prati, di boschi e di cielo, e d’una ombra così ospitale di ontani e saliceti che è in verità un recesso degno del pennello di Virgilio. Sentieruoli nascosti e serpeggianti, sussurrio di rigagnoli, chine dolci e muscose, nulla le manca tutto all’intorno. Colà dunque, intorno a quella fontana, le vaghe fanciulle di Cordovado, di Venchieredo e perfino di Teglio, di Fratta, di Morsano, di Cintello e di Bagnarola, e di altri villaggi circonvicini, costumano adunarsi da tempo immemorabile le sere festive…

…(Leopardo)…l’amore da lui preso, più assai che per la fontana, per una bella ragazza che ci veniva sovente (Doretta del cancelliere di Venchieredo), e nella quale egli si incontrò soletto una bella mattina di primavera…
(Le Confessioni di un italiano, cap. IV)

…le nostre fantasie rivedevano i tranquilli orizzonti delle praterie fra Cordovado e Fratta, le belle acque correnti in mezzo a campagne smaltate di fiori, i cespugli odorosi di madresilva e di ginepro, i bei contorni della fontana di Venchieredo cogli ombrosi sentieruoli e i freschi marginetti di musco!
(Le Confessioni di un italiano, cap. XVIII)

Il Mulino di Stalis (Clara e Lucilio)

…Lucilio sudava per la fatica durata a moderarsi, ma la briga maggiore era quella di trarre in salvo la donzella, (contessina Clara) e in tal pensiero diede giù per una stradicciuola laterale del villaggio, e girando poi verso la strada di Venchieredo, giunse a gran passi, trascinandosela dietro, sulle praterie dei mulini…

…Entrarono dunque nel mulino, ma non ci trovarono alcuno benché il fuoco scoppiettasse tuttavia in mezzo alle ceneri…La Clara arrossì tutta sotto gli sguardi del giovane. Era la prima volta che, in una stanza e alla piena del fuoco, riceveva nel cuore il loro muto linguaggio d’amore…
(Le Confessioni di un italiano, cap. V)

Il piazzale della Madonna (Bruto Provedoni)

…Un giorno vennero a raccontarmi che il colonnello Giorgi e il caporal Provedoni, feriti sul ponte da una bomba, erano stati trasportati allo Spedale militare, donde per la gravità della ferita non era possibile traslocarli… – La curiosità! – bisbigliava Alessandro. – Mi par d’essere nel Brasile!.
– E a me a Cordovado sul piazzale della Madonna!- rispose Bruto. Era il delirio dell’agonia che li prendeva…
(Le Confessioni di un italiano, cap. XXII)

(Aquilina Provedoni)…alla fontana o sul piazzale della Madonna stava più volentieri con noi, che collo sciame delle zitelle e dei vagheggini…
(Le Confessioni di un italiano, cap. XIX)